Promuovere e incoraggiare i processi di dissalazione dell’acqua di mare è la chiave del futuro
Il consumo d’acqua dolce cresce più velocemente di quanto aumenti la popolazione umana. È questa la tendenza che preoccupa scienziati e ricercatori. Se nel corso del XX secolo il numero delle persone sulla Terra è triplicato, la quantità d’acqua bevuta dalle persone nel mondo è incrementata di sei volte. Secondo Goldman Sachs, l’acqua sarà “il petrolio del prossimo secolo”. La realtà, però, ci fa capire che già oggi la risposta a questo problema c’è. E arriva da oceani e mari.
Bacini che non sono mai stati considerati una fonte credibile perché salati. I nuovi sistemi tecnologici infatti permettono, sempre di più, di abbattere i costi dei processi di dissalazione, rendendoli accessibili e aprendo una nuova era.
Se siete curiosi di capire meglio i passaggi di questo processo, cliccate sul video qui sotto!
Gli oceani costituiscono il 70% della superficie terrestre. E attivare procedimenti di dissalazione permetterà di rendere quest’acqua adatta sia al consumo animale che agli impianti di irrigazione. Non solo. Con l’evolversi delle tecnologie, sarà possibile raggiungere anche il tasso di dissalazione del 100%, che renderà l’acqua di mare potabile anche per gli esseri umani.
Tra i primi a investire su questo c’è l’Arabia Saudita, che produce il 60% della propria acqua dolce attraverso la dissalazione. Ma in futuro questo processo sarà normale per sempre più Paesi.
In questo contesto, Hitachi ha sviluppato un sistema innovativo ed economico che, prima di ogni cosa, mescola l’acqua del mare con l’acqua reflua trattata, con l’obiettivo di diluire la concentrazione di sale nell’acqua marina prima di filtrarla. Un processo reso possibile grazie alla cosiddetta osmosi inversa.